Metodologie per lo smaltimento/trattamento dei disaster waste

Il progetto esamina gli hazard derivanti dallo smaltimento (anche improprio o illegale) di rifiuti generati da eventi catastrofici, quali terremoti, alluvioni, uragani, ma anche fenomeni incidentali rilevanti di origine industriale (incendi, esplosioni, nubi tossiche). Tali rifiuti sono generalmente indicati come disaster waste. In sintesi si intende mettere a punto delle linee guida per la gestione di rifiuti da eventi disastrosi e/o rifiuti comunque pericolosi e per lo studio del comportamento ai trattamenti termici di disaster waste e alcuni hazardous waste (un “orange book”, costruito su modello del “purple book” dello stato olandese).

Biosensori per la caratterizzazione dei siti contaminati

Definizione di una metodologia di monitoraggio di inquinanti emessi nei diversi comparti ambientali (aria, acqua, suolo) in seguito ad un evento calamitoso, mediante l’uso di bio-tools quali moss-bags. Si intende inoltre sviluppare, e validare, tecniche di monitoraggio post-evento basate su analisi veloci in multiplates e su kit di biosensori in forma di prototipo, e tecniche di risanamento di suolo e acque in situ mediante l’uso di enzimi o microrganismi immobilizzati.

La sperimentazione svolta in condizioni controllate di laboratorio, su suoli artificialmente contaminati, ha avuto lo scopo di identificare, in funzione delle diverse coperture vegetali, i gruppi microbici implicati nella degradazione di IPA a diverso peso molecolare. A tal fine l’attività di ricerca è stata incentrata sullo studio della struttura delle comunità microbiche edafiche mediante biomarcatori molecolari (PLFA) e delle attività enzimatiche coinvolte nella degradazione di xenobiotici quali le laccasi (EC1.10.3.2) e le perossidasi (EC1.11.1), due sottoclassi delle ossidoreduttasi che catalizzano reazioni di trasferimento di elettroni da una specie riducente ad una ossidante (IUPAC, enzyme commission). Tali risultati vanno letti nel contesto della bioremediation che sostiene l’utilizzo dei microrganismi per la rimozione di agenti contaminanti o per la loro trasformazione in forme meno pericolose.

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Contaminazione artificiale di suoli ed incubazione in mesocosmi in condizioni controllate


Risultati relativi alla capacità degradativa di inquinanti organici (idrocarburi policiclici aromatici, IPA) di suoli di foreste, rappresentative del territorio campano sono stati studiati:

Foresta di conifere: Pinus nigra L.

Cresce tra le altitudini compresa tra 800 e 1500 m. Sottobosco abbondante di ericacee (piante arbustive perenni), graminacee varie, rovo.

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Faggeta: Fagus sylvatica L.

Cresce tra le altitudini di 800-1800 m. La faggeta presenta un sottobosco scarso, ove le rare specie presenti appartengono al genere delle cardamine. Fra gli arbusti si segnalano particolarmente i rovi. Qui prevalgono le graminacee o simili erbe, della famiglia delle giuncacee, anche se si possono trovare erbe a foglia larga ma di piccola statura.

A3

Lecceta: Quercus ilex L.

Sottobosco: fra le specie suffruticose del sottobosco sono rappresentative il pungitopo, il rovo e il tamaro. Si può rinvenire con una discreta frequenza anche l'asparago che tuttavia ha una vegetazione stentata e forma fusti esili e allungati a causa della limitata disponibilità di luce. Fra le piante erbacee sono rappresentative il ciclamino, le orchidee e alcune graminacee.

A4